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Testimonianza iniziatica, meditazione poetica e libera guida al risveglio interiore, Il libro del Dio vivente è un singolare prodotto del clima di reviviscenza spiritualista che ha caratterizzato il primo Novecento. Pubblicato inizialmente nel 1919, questo volume è il primo dei trentadue che raccolgono la totalità dell'insegnamento del pittore e scrittore tedesco Anton Schneiderfranken, meglio conosciuto come Bô Yin Râ, che non è uno pseudonimo ma un nome spirituale: sequenza di suoni che sentiva corrispondere alla sua vera essenza. A far emergere l'unicità del libro e dell'autore rispetto al magma teosofista potrebbero servire le parole che il seguace Gustav Meyrink scrisse per la prima edizione di questo libro, o magari la sibillina frase con la quale René Guénon, l'intransigente censore delle "pseudo-religioni", afferma di conoscere la tradizione asiatica di cui Bô Yin Râ sarebbe effettivamente l'unico iniziato europeo. Ma già dalle prime pagine, Il libro del Dio vivente si manifesta nella sua originalità di stile - una lingua fondata su un proprio inafferrabile ma saldo rigore, qui presentata in una nuova traduzione - e di messaggio. Questo si rivolge a tutti i "cercatori", sintetizzando eredità gnostiche e un orientalismo vissuto con autentica, profonda e mai dogmatica convinzione. Rivelando la sensibilità di un'epoca senza soccomberne alle mode e alle astuzie, il libro assume allora accenti d'insospettata attualità.